mercoledì 23 settembre 2009

La solitudine della Gattoparda, la società porno-tutto-il-giorno e lo spettacolo dell'autoabuso in pubblico

Mi sono imbattuta con piacere in questo articolo di Laura Corradi, docente di Studi di Genere all'Università della Calabria, con la quale - nel corso degli anni - finiamo ogni tanto per ritrovarci (in Altreragioni prima, in Donne di mondo più recentemente e nel lavoro comune per il prossimo numero dei Quaderni Viola attualmente). La solitudine della Gattoparda è stato pubblicato nel numero 76 di Leggendaria (settembre 2009), grazie all'autrice di avermi permesso di ripubblicarlo qui. Buona lettura

__________________

Sembrerà che tutto cambi, affinché tutto resti immutato – suggeriva Tomasi di Lampedusa – risvegliatosi al Napoli Teatro Festival. Qui sembra che le sue parole risuonino caduche in una dimensione di genere dove i desideri sono ingabbiati, socialmente costruiti dal mercato divenuto linguaggio unico dell’accesso al divertimento. La Gattoparda (di Miriam Palma e Lina Prosa) osserva apparentemente immobile il pendolo delle identità femminili nei suoi viaggi interiori, a partire dalla sua tana umida e pulsante, capace di risvegliare altre tane - tane anziane, tane puttane, tane che non hanno fame, tane piccole e sane … Perché per noi non è un monte di venere da espugnare ma una città di troia su cui regnare. Ed è lo stesso pube a cui Angela Barretta - dopo aver tagliato il proprio petto: lametta e sangue - cuce pazientemente con ago e filo un fallo di lattice - circondata da sguardi curiosi e morbosi, e da stomaci in subbuglio – in Pharmacon, critica audace del corpo medicalizzato e di rapporti di genere violenti tra chi agisce la scienza e chi la subisce - tra i camici bianchi, camici sadici, e i corpi delle donne che si fidano. Con tutta la dinamica perversa del rapporto tra uomini e donne – che oggi implica la possibilità di scegliere la negazione del desiderio femminile, paradosso dell’autocontrollo – dolorosa e necessaria arma di difesa verso un potere maschile insostenibile e insopportabile: egoismo incontinente, falsità indifferente, strumentalità acquisitiva che ci rende tutte intercambiabili: ogni menzogna, ogni finzione, ogni slealtà può essere legittima nell’immaginario simbolico maschile, ogni manipolazione può essere messa in scena, in nome dell’obiettivo – fare goal, rimorchiare, la conferma di una virilità surriscaldata e stanca. Ma alla fine possono volere solo la tana che non li vuole. Profetesse senza seguito. Quale è la politica delle donne oggi? Mentre si consuma la solitudine delle teoriche femministe, mentre la Gattoparda si interroga sulle possibilità di un ‘teatro d’autrice’ come dispositivo collettivo di insubordinazione sociale – i maschi rincorrono il paradiso in terra, il desiderio malato del corpo merce – vogliono la velina e la cocaina, ci dice Massimiliano Virgilio nel suo raccontare Napoli nel testo Porno tutto il giorno - disperandosi per il rifiuto, per non poter avere quello che gli schermi promettono nel loro paese dei balocchi: un cazzo sempre duro, fighe a volontà, belle auto, vestiti firmati, le mercanzie degli shopping mall. Si vendono l’anima per così poco. Perché – in fondo in fondo, in quanto maschi - vogliono comandare-e-fottere, che siano ventenni o cinquantenni, camionisti o medici, cattolici, comunisti o anarchici. Nel sottoscrivere i modelli di maschilità dominante finiscono per assomigliare così tristemente al Berlusconi che aborrono … Mentre il mondo della Gattoparda ruota vorticosamente verso il cambiamento di polarità profetizzato da diversi popoli indigeni - fuori dalle rotte conosciute, dalle schiavitù edulcorate, dal paradigma sado/maso come unica modalità di relazione tra i generi – viene messo in scena l’autoabuso come denuncia e come piacere – ciò che la black panther Angela Davis chiamava internalized oppression - "oppressione interiorizzata". Nel silenzio che evoca l’indicibile la Gattoparda traccia le linee della libertà impossibile, l’unica che valga la pena vivere. La tana diventa quindi il luogo dell’eterno ritorno, caverna magica della forza e grotta segreta della creatività non discipli/nata: Dea senza inizio e senza fine, anfratto della clandestinità e della complicità fra donne, pratica discorsiva irriducibilmente antagonista – come durante l’incontro delle tane - tane siciliane, tane africane - nello splendido video Lampedusa Beach. La resurrezione della Gattoparda alla fine dimostra solo una cosa: che il desiderio, quello vero non muore mai, nemmeno quando gli spari un colpo in testa.
.

1 commento:

socialista eretico ha detto...

"Perché – in fondo in fondo, in quanto maschi - vogliono comandare-e-fottere"

complimenti per l'anti-sessimo ;-)

e speriamo che almeno questi tagli all'univ producano qualcosa di positivo: la fine delle cattedre per gli studi di genere