lunedì 5 ottobre 2009

Colonialismo italiano in Libia: dal "leone del deserto", Omar al Mukhtar, al "colonnello" Muammar al Gheddafi

Nell'ottobre del 1911 inizia la conquista italiana della Libia. Il 3 ottobre le corazzate italiane bombardano il porto di Tripoli, dove, il 5 ottobre, sbarcano i primi 1.732 marinai italiani, dando inizio a un'occupazione che si protrasse, con alterne vicende, fino al 1943, causando migliaia di morti. Nella sua recente visita in Italia, il leader libico Muammar Gheddafi, ostentava - appesa al collo - un'immagine di Omar al Mukhtar, capo della resistenza libica contro l'invasione coloniale italiana, catturato e fatto impiccare dal fascista Rodolfo Graziani il 16 settembre 1931 nel campo di concentramento di Soluch, in Cirenaica. Nel 1979 Gheddafi stanzia circa 50 miliardi per realizzare, con la regia di Moustapha Akkad, un film su Omar al Mukhtar e la resistenza libica, The Lion of the desert - Il leone del deserto -, film proiettato a partire dal 1982 in tutto il mondo, tranne che in Italia, dove ancora oggi - come ci ricorda Angelo Del Boca, non è entrato nella normale distribuzione, perché «lesivo dell’onore dell’esercito italiano». In questo quadro la legittima critica alla politica dei respingimenti, parte integrante dello sciagurato patto tra Italia e Libia firmato da Berlusconi e Gheddafi sulla pelle di milioni di uomini e donne africani/e, deve necessariamente accompagnarsi ad una riflessione sui paradossi, sulle poste in gioco e sulle persistenti difficoltà a pensare le atrocità commesse durante "l'avventura" coloniale italiana in Libia, che continua ad essere percepita positivamente, come ancora nel 2004 ha sostenuto Gianfranco Fini affermando che "gli italiani hanno portato, insieme alle strade e al lavoro, anche quei valori, quella civiltà, quel diritto che rappresenta un faro per l'intera cultura, non soltanto per al cultura Occidentale". Nel nuovo contesto caratterizzato dalla politica dei respingimenti e dal pacchetto sicurezza, un recente articolo di Enrica Capussotti European colonial memory on sell: Italian-Libyan agreements and the rejection of migrants, pubblicato sulla rivista Darkmatter in the ruins of imperial culture, mi sembra ponga una serie di interrogativi - proprio a partire dalla recente visita di Gheddafi in Italia - atti a stimolare una riflessione critica sulla memoria del colonialismo italiano e sul suo uso, oggi quanto mai urgente.
.

3 commenti:

Paolo Borrello ha detto...

Ho potuto vedere, recentemente, il leone nel deserto solo perchè sono abbonato a sky. Un film peraltro molto interessante e anche bello.
Ma questo film quando verrà programmato dalla Rai?
Ai posteri...
Ciao a presto.

ALFERAZZI ha detto...

“Il Leone del Deserto” (alias Omar el Mukhtar, il leggendario padre della patria Libica) è un film, ben diretto ed interpretato, che narra una delle pagine più vergognose del nostro passato coloniale in Libia con il quale stentiamo a fare i conti fino in fondo, prova ne sia la censura che fino a qualche tempo fa ha impedito la circolazione della pellicola di Moustapha Akkad in Italia, ritenuta “lesiva della dignità nazionale”.
Il periodo storico nel quale si inquadrano i fatti raccontati nel film è quello dei primi anni 30’, quando il regime fascista, che definiva pomposamente il nostro paese “impero italiano”, affidò al generale Graziani, il compito di liquidare la resistenza libica.
Questi, ordinando di dare alle fiamme interi villaggi, di bombardare le oasi con attacchi aerei, di impiegare gas letali ed altre armi chimiche, di avvelenare pozzi di acqua potabile, di giustiziare migliaia di resistenti, di trasferire più di 100.000 libici in oltre una decina di campi di concentramento ed altre spietate efferatezze si guadagnò meritatamente il soprannome di “macellaio” e, alla fine, forte di un contingente di 20.000 uomini, nonché di mezzi moderni ed efficienti riforniti con larghezza, sconfisse Omar el Mukhtar che, tuttavia gli diede filo da torcere riuscendo a tenergli testa a lungo con poche migliaia di combattenti e con mezzi bellici inadeguati. L’eroe libico venne catturato e, dopo un processo farsa, assassinato.
Il film, riproducendo con fedeltà gli avvenimenti narrati che ancora oggi non trovano ospitalità nei libri di storia in uso nelle nostre scuole, fa opera di memoria storica, operazione salutare in un Paese che deve ancora riflettere, studiare, analizzare per superare la paura della sua storia e conquistare maturità.
Giambattista Alferazzi

Marginalia ha detto...

Per Paolo: dalla Rai? mmm ...

Per Giambattista: grazie di aver dato qualche elemento in più su quella che è stata in realtà la "nostra" impresa coloniale in Libia. Il mito degli italiani brava gente è duro a morire ...