lunedì 9 novembre 2009

Appello per la costruzione di iniziative locali di donne contro i Centri di identificazione ed espulsione per il prossimo 25 novembre

Fra le scritte razziste apparse in un quartiere alla periferia di Milano dove recentemente un uomo, probabilmente immigrato, ha violentato una donna italiana, una spicca in modo particolare: “Ce le scopiamo noi le vostre puttane”. Un pugno nello stomaco di tutte noi, che ben sappiamo la vita durissima, lo sfruttamento, le continue molestie e gli stupri che le donne migranti subiscono quotidianamente. Un pugno nello stomaco per chi, come noi, ha subito denunciato che il processo di etnicizzazione degli stupri era uno strumento funzionale al razzismo – che si tratti di razzismo istituzionale o “popolare”. Poche settimane prima, a Montalto di Castro nel coro (quasi) unanime in difesa di otto giovani stupratori italiani, figli di benestanti, una voce maschile si alza per dire che la ragazza stuprata è di un altro paese e che poteva starsene a casa sua. Per quanto la distanza fra Tarquinia e Montalto sia di soli 20 km, rendere “straniera” l’adolescente serve a giustificare lo stupro e gli stupratori. Da una parte i conniventi, dall’altra “quella” (così la chiamano a Montalto), la “straniera”. Due fatti, questi, che mostrano chiaramente la disumanizzazione agita nei confronti delle “straniere”. Una disumanizzazione che nei Cie raggiunge il suo apice. Ricatti sessuali, molestie, violenze e stupri contro le donne sono, infatti, il “pane quotidiano” in questi universi concentrazionari – per molti aspetti assai simili ai lager – sin dalla loro creazione, alla fine degli anni ’90. Due anni fa siamo scese in piazza a Roma nel grande e determinato corteo di donne e lesbiche per dire che nessun “pacchetto sicurezza” doveva essere varato in nostro nome. Oggi il “pacchetto sicurezza” è in vigore e la campagna istituzionale e mediatica in suo sostegno è stata costruita proprio sull’equazione razzista clandestino=stupratore. Ma la realtà è ben diversa e per questo diventa urgente fare un salto e denunciare i Cie come luoghi privilegiati di violenza e sopraffazione contro le donne migranti, luoghi in cui i guardiani si sentono in diritto di abusare delle donne rinchiuse, forti anche delle connivenze istituzionali che ne garantiscono coperture e impunità. Come gruppo di compagne, femministe e lesbiche di Bologna, abbiamo cominciato ad andare sotto il Cie di Via Mattei il 13 ottobre mentre a Milano venivano condannate a sei mesi di carcere alcune donne nigeriane “colpevoli” di aver partecipato, in agosto, alla rivolta nel Cie milanese. Durante un’udienza una di queste donne, Joy, ha denunciato in aula di aver subito – dopo vari ricatti sessuali – un tentativo di stupro da parte dell’ispettore-capo del Cie, Vittorio Addesso, e di essersi salvata solo grazie all’aiuto della sua compagna di cella, Hellen. Durante la rivolta, Joy ed Hellen con altre recluse sono, poi, state trascinate, seminude, in una stanza senza telecamere, amanettate e fatte inginocchiare per poi venire picchiate selvaggiamente e successivamente tradotte in carcere. Con le loro dichiarazioni Joy ed Hellen, che ora rischiano un processo per “calunnia”, hanno portato alla luce la realtà della violenza razzista e sessista nei Cie. Siamo convinte che il loro coraggio vada sostenuto, che oggi sia importante e urgente il moltiplicarsi di iniziative di femministe e lesbiche che denuncino questa realtà a chi non la conosce o non la vuole vedere. Esattamente come abbiamo fatto e continuiamo a fare rispetto alla violenza in famiglia. Per questo proponiamo che per il 25 novembre – giornata internazionale contro la violenza sulle donne – nelle varie realtà locali, soprattutto (ma non solo) dove è presente uno dei tredici Cie sparsi sul territorio italiano, compagne, femministe e lesbiche costruiscano iniziative contro i Centri di identificazione ed espulsione ed in solidarietà a Joy ed Hellen e a tutte le migranti che hanno avuto – e che avranno – il coraggio di fare i nomi dei loro aguzzini. Siamo già in contatto con donne che, in alcune città, stanno organizzandosi per quella data; inoltre stiamo creando un blog per dare visibilità alle varie iniziative e creare una rete tra le diverse realtà di donne che si stanno mobilitando contro i Cie e la violenza sessista e razzista. Invitiamo tutti i collettivi e gruppi di compagne a darci comunicazione delle iniziative messe in cantiere per il 25 all'indirizzo complici@anche.no
Noi non siamo complici!
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