mercoledì 19 dicembre 2012

Donne in movimento / Il femminismo a Genova negli anni 70

Oramai quasi un anno fa avevo segnalato il video-documentario Donne in movimento. Il femminismo degli anni 70 a Genova, girato da Gianfranco Pancrazio e sceneggiato a partire dalle ricerche storiche di Anna Frisone. Solo qualche settimana dopo la mia segnalazione avevo ricevuto copia del video da Paola De Ferrari di Archivagando (grazie ancora!) e mi ero dunque ripromessa di tornare a parlarne, dopo averlo visto. Lo faccio solo ora, dopo mesi (non tento giustificazioni, posso solo dire che il tempo per me passa sempre troppo velocemente per riuscire a farci stare tutto quello che vorrei ...) e lo faccio con qualche riflessione sparsa e un (grande) punto interrogativo finale. Sicuramente di questo video - costruito alternando materiali d'epoca con interviste ad alcune delle femministe attive nel movimento genovese degli anni 70 -, c'era bisogno, in un contesto come quello italiano dove il femminismo di quegli anni è ancora "un tema marginale della ricerca storica, il luogo di un vuoto storiografico", come ricordavano qualche anno fa Teresa Bertilotti e Anna Scattigno nel volume Il femminismo degli anni 70. Dunque Donne in movimento è un documento prezioso, poiché racconta qualcosa di quegli anni attraverso la viva voce di alcune delle sue protagoniste che, come si legge nella quarta di copertina del dvd, "raccontano, in testimonianze individuali e di gruppo, idee, scoperte, conflitti, conquiste, discontinuità e legami con il passato e con il presente". Certo una storia parziale, che non può essere (e non mira ad essere) rappresentativa di tutte le espressioni (e passioni) femministe che si sono espresse a Genova in quegli anni. Ma piuttosto l'aspetto che mi pone qualche problema (o dove mi sembra di intravedere un grosso, e pericoloso, limite) è laddove si tenta di mettere in luce quelle "discontinuità e legami con il passato e con il presente", evocate più in alto. Tentativo a mio avviso non riuscito. Ad esempio la scelta di inserire nel finale del documentario alcune immagini della manifestazione del 13 febbraio 2011 promossa dal comitato Se non ora quando - come a suggerire una "continuità" ideale - mi sembra (quanto meno) una forzatura. Anche ignorando il fatto che la manifestazione del 13 febbraio 2011 è stata variamente (e decisamente) contestata - personalmente ho già espresso all'epoca, come tante altre, la mia lontananza da un appello che invitava le "donne italiane" a mobilitarsi in nome della loro "dignità", della "decenza", della "religione" e della "nazione" - chiudere un video sul femminismo degli anni 70 con immagini della manifestazione di Snoq, suggerisce implicitamente che "nel mezzo" non c'è stato nulla, facendo tabula rasa di esperienze importanti della pratica femminista italiana degli ultimi anni, come la grande manifestazione del novembre 2007, che ha posto nodi centrali. Perché dunque questo salto a piè pari?

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